Il 2020 è stato l’anno che ha segnato l’inizio di un periodo che ha scosso le nostre coscienze e ha fatto traballare le nostre certezze mettendo in discussione la socialità degli individui. Abbiamo vissuto settimane separati e isolati, temendo che ogni contatto con estranei potesse consentire la trasmissione del contagio, uno scenario degno di un libro di fantascienza ma invece era realtà.
Il periodo di isolamento mi ha consentito di dedicarmi al progetto fotografico ispirato al lavoro di Gordon Matta-Clark proseguendo nella ideazione e realizzazione di aggiunte spronato da quello che stavo vivendo (vedi il progetto su Behance). Tra i numerosi scatti eseguiti nel 2018 nel centro di Roma alla ricerca di superfici adatte alle mie sottrazioni non ho esitato a scegliere quello di piazza dell’oro come simbolo di come l’urbanistica moderna possa aver contribuito a concentrare nelle città sovraffollate traffico, inquinamento, crisi, pericolo terroristico, pandemia, ecc.
Piazza dell’oro è uno slargo che ospita alcuni capolinea di autobus ad un estremo di corso Vittorio Emanuele verso il Tevere, è qui che termina via Giulia ma non ha nulla a che vedere con la pianificazione rinascimentale, è frutto dei piani regolatori post unitari, sulla sua area insistevano fabbricati residenziali che hanno dovuto capitolare di fronte al piccone fascista e alle ruspe del secondo dopoguerra. Il pittore Mario Mafai ritrasse negli anni ’30 i lavori della furia ammodernatrice che interessarono la zona in “le demolizioni di via Giulia”.
Lo sventramento che segnò la nascita di piazza dell’oro, secondo Insolera iniziato nel 1940 e terminato nel 1949-50, consentì di convogliare il traffico proveniente da via Gregorio VII verso corso Vittorio attraverso il ponte Principe Amedeo Savoia Aosta.

Questa distruzione lasciò una reliquia, una memoria ignorata dal traffico moderno: il muro che perimetra la piazza verso nord e che ha attratto la mia attenzione.
Si tratta di un muro che attualmente cinge il cortile interno dei palazzi che compongono l’ultimo isolato di corso Vittorio verso il Tevere ma che si presente ai passanti di piazza dell’oro come una perfetta sezione interna di un palazzo in cui si riconoscono le tracce delle membrane verticali e orizzontali e le aperture sono state murate per necessità statiche; è stata messa a nudo tutta l’intimità che quel muro aveva protetto nel corso dei secoli.
A differenza delle precedenti immagini la superficie è stata scavata da un solido più complesso: un parallelepipedo che ha subito una torsione. Come per i precedenti lavori ho utilizzato Blender per la progettazione ma la parte più divertente è sempre costruire il modello con il LEGO.


L’altro muro su cui mi sono concentrato è stato quello settentrionale, totalmente privo di finestre, di una palazzina di sette piani eretta negli anni ’60 frontistante il Colosseo. Questo muro è evidentissimo da via degli Annibaldi, da lì si esalta il netto contrasto con la superba armonia dell’anfiteatro Flavio, lo ritenevo un luogo ideale per una penetrazione alla Matta-Clark: ho immaginato di farlo attraversare da un cono con il vertice che riesce a squarciare la parte opposta per consentire la visione del cielo.
Vista la vicinanza da casa ho scattato numerose foto in diversi momenti della giornata e ho provato per la prima volta a inserire il modello in due fotografie realizzate con distanza focali diverse, punti di vista diversi e ore del giorno diverse.





Molto interessante!
Grazie mille Luca, sono lusingato che ti piaccia